Monday, February 20, 2006

Addio, Maratoneta


Si è spento oggi 20 febbraio Luca Coscioni, presidente di Radicali Italiani.
Da quando, non sappiamo più quanti anni fa, gli era stata diagnsticata la sclerosi laterale multipla, e gli erano stati dati pochi mesi di vita, Luca ha sempre combattuto per la libertà di ricerca scentifica e contro l'oscurantismo teocratico in cui sta piombando l'Italia.
E - come prima di lui Enzo Tortora - ha fatto della sua battaglia la sua ragione di vita.
Fino all'ultimo giorno: non piu' tardi di ieri 19 febbraio era intervenuto al convegno mondiale per la libertà di ricerca scientifica.

Lo salutiamo con le sue stesse parole:

C’era un tempo per i miracoli della fede. C’è un tempo per i miracoli della scienza. Un giorno il mio medico potrà, lo spero, dirmi: ‘Prova ad alzarti, perché forse cammini.’ Ma non ho molto tempo, non abbiamo molto tempo. E, tra una lacrima e un sorriso, le nostre dure esistenze non hanno certo bisogno degli anatemi fondamentalisti religiosi, ma del silenzio della libertà, che è democrazia. Le nostre esistenze hanno bisogno di una cura per corpi e spiriti. Le nostre esistenze hanno bisogno di libertà per la ricerca scientifica. Ma non possono aspettare. Non possono aspettare le scuse di uno dei prossimi papi.”


Cris Marabotto & Marco Barsotti, 20 febbraio, 2006

3 comments:

Anonymous said...

20.02.2006
Scuse e ringraziamenti
di Furio Colombo

Verrà un giorno in cui certi vescovi si toglieranno la maschera cattiva di Marcello Pera, torneranno a sentire la religione come legame fraterno, e chiederanno scusa a Luca Coscioni, morto di un dolore atroce del quale mille voci hanno detto «Va bene così, soffra pure, vietato aprire i frigoriferi zeppi di cellule staminali destinate alla distruzione».

Infatti, nel mezzo di una civiltà della ricerca che, certo, - ci avevano detto in passato - è voluta da Dio, è proibito cercare la cura del male. In attesa di quelle scuse, che certo verranno, anche se tristemente sfasate nel tempo, tocca a noi cittadini di una Repubblica fondata sul divieto, chiedere scusa a Luca Coscioni per il modo in cui è stato lasciato senza risposta il suo grido di aiuto, che non era per sé ma per la lotta a malattie finora incurabili, per il modo in cui è stato abbandonato e ignorato, come se Dio non lo avesse messo al mondo con il suo dolore e il suo male, e la sua e la nostra intelligenza capace di lottare contro quel male, se solo fosse permesso.

Diciamo grazie alla sua dolcezza, alla sua tenacia, alla sua appassionata perorazione che è stata un inno alla vita, lui sì, presidente dei presidenti del diritto alla vita, lui nato e vivo e morente e abbandonato.

Per merito di Luca Coscioni possiamo sperare di apparire meno incivili agli occhi del mondo industriale e democratico - in gran parte cristiano - che permette la ricerca, la finanzia, la vuole.

Noi dobbiamo un grazie affettuoso e solidale a Maria Antonietta, compagna di Luca, che gli è sempre stata accanto con una incomprensibile serenità, vita di una vita esemplare e ostinata.

Se tutta questa storia, per un miracolo, si fosse svolta in una comunità di credenti, oggi si parlerebbe di «odore di santità». Certo Luca e Maria Antonietta ci dicono che esiste una santità laica. Quando qualcuno usa la parola sprezzante “laicismo” e vi intima di esibirne i valori dite: Luca Coscioni.

E abbiamo il dovere di ricordare chi, in un deserto di distrazione, ha raccolto il grido di Luca Coscioni, lo ha invitato e ospitato in una casa politica e ha fatto sedere l'ospite sofferente a capo tavola.

Ognuno ha diritto a giudizi e pregiudizi sui Radicali. Ma è bene non dimenticare che sono stati i Radicali di Pannella, Bonino, Capezzone e Marco Cappato a prendersi in carico ciò che restava di una voce e di una vita. E a fare in modo che quella voce artificiale e quella vita al limite del sopportabile restassero bene al centro della scena pubblica italiana.

A loro diciamo grazie a nome di coloro che potevano non sapere e hanno saputo, di coloro che potevano non capire e hanno capito, di coloro che potevano lasciar perdere e si sono impegnati in solidarietà, visione e speranza.

Non c'è niente da dimenticare in questa storia. E per fortuna il cammino continua.

Anonymous said...

«Luca Coscioni ha combattuto con coraggio una malattia crudele. È stato un simbolo ma anche un esempio di come la forza di volontà, unita ad uno straordinario amore per la vita, possa far superare ostacoli ritenuti insuperabili. Lo ricordiamo per il suo rigoroso e limpido impegno politico nel Partito radicale e per le sue battaglie generose ed appassionate sulla libertà di ricerca».

Lo afferma in un messaggio il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che mette in luce anche come «i suoi interventi, sempre lucidi e mirati hanno contribuito ad accendere il dibattito sui temi cruciali per il futuro dell'umanità in Italia, in Europa e nel mondo»

Anonymous said...

So cosa significa vedere spegnersi una persona poco a poco, lentamente ma inesorabilmente ma soprattutto, ed eè la cosa più terribile, lucidamente.
Mio padre se ne andato così con la stessa malattia di Luca, a soli 49 anni, quando la Vita poteva dargli ancora tanto e tanto lui poteva dare ancora alla Vita, a me.
Ma allora era ancora lontanta la speranza di una ricerca scientifica in questo campo. Così non ho potuto fare altro che prendermela con lui per non essere riuscito a starmi accanto di più (avevo già perso mia mamma) e con Lui per non averlo voluto aiutare.
Ricordo ancora gli occhi di mio padre, velati di lacrime mentre mi diceva "non è colpa mia principessa,io ce la sto mettendo tutta"
Ogni tanto penso a come sarebbe potuto essere diversa la mia vita se.......
Per finire, spero che tutti quelli che al referendum per la libertà di ricerca hanno detto "no", a quelli che hanno preferito "astenersi" perchè "non valela pena sprecare tempo per informarsi" o peggio ancora, perchè "tanto non serve", riflettano.......